Il Commento del giorno
– di Francesco Simoncelli
Nonostante il bear market del 2018, gli attori di mercato hanno continuato a sostenere lo sforzo per l’adozione delle criptovalute. E nonostante i venti contrari, chi ha seguito i corsi Bcademy e ha compreso a fondo cosa c’è dietro il mondo delle criptovalute, era sicuro che sarebbero sopravvissute. Nel 2020 lo stanno capendo anche coloro che erano scettici.
Una delle ragioni per cui gli attori di mercato inseriscono Bitcoin nelle loro scelte d’investimento è perché migliorerà le loro prestazioni complessive. Le criptovalute non sono correlate ai mercati canonici. In altre parole, i loro movimenti non sono legati al mercato azionario o ai cicli economici generali. E gli istituzionali adesso stanno capendo che il prezzo di Bitcoin non è correlato ai prezzi dell’oro, delle azioni, delle obbligazioni o delle materie prime.
Ecco perché è prezioso per tutti questi player. Uno studio condotto da Bitwise Asset Management ha concluso che l’allocazione dell’1-10% dei propri investimenti in Bitcoin offre rendimenti più che adeguati al rischio rispetto a chi possiede azioni e obbligazioni. Un asset non correlato funziona bene in diverse condizioni di mercato e migliora le prestazioni complessive, riducendo al contempo la volatilità nell’intero portafoglio.
Questo non significa che non assisteremo a quelle rare occasioni in cui Bitcoin si muoverà nella stessa direzione degli altri asset. Ad esempio, abbiamo visto come sia avvenuto durante il sell-off nel pieno della crisi COVID-19. C’è stato un grande impulso a cercare liquidità per soddisfare le richieste di margine e quasi tutti gli asset, incluso Bitcoin, sono stati venduti. Ma parte questo episodio, c’è poca correlazione tra Bitcoin e altri asset. Ed è per questo che stiamo vedendo personaggi importanti come Paul Tudor Jones che acquistano Bitcoin.
Tudor Jones è il fondatore di Tudor Investment Corporation, che oggi gestisce circa $40 miliardi in asset. Egli stesso vale oltre $5 miliardi. E il mese scorso ha comunicato che stava allocando il 2% dei suoi investimenti personali in Bitcoin. Inutile dire che persone come Paul Tudor Jones operano la loro due diligence prima di tuffarsi in investimenti del genere. E vedono in Bitcoin un asset non correlato con un potenziale fenomenale al rialzo.
Secondo un recente sondaggio di Fidelity Investments il 36% degli investitori negli Stati Uniti e in Europa hanno investimenti in criptovalute. E da qui a cinque anni il 91% di loro è disposto ad aumentare il peso degli asset digitali nel proprio portafoglio. Se prestate attenzione a quest’ultimo dato vi accorgerete della sorprendente maturazione di Bitcoin, visto che solo quattro anni fa una simile opinione era alquanto impensabile. Bitcoin sta diventando una risorsa centrale tra i money manager e, col tempo, sarà posseduto praticamente da tutte queste figure finanziarie.
Ad aiutare questa adozione ci saranno anche i trader di Wall Street. Finora sono rimasti a guardare mentre i loro rivali nel fintech come Binance e Coinbase hanno fatto miliardi solo in commissioni.
Wall Street sta adocchiando quei profitti e sappiamo quanto sia vorace la sua avidità. Ciò aiuterà a promuovere le virtù della diversificazione tramite Bitcoin, in modo da poter evidenziare agli occhi di milioni di clienti l’esistenza e l’utilità di Bitcoin.
Siamo solo all’inizio della più grande allocazione di capitale mai vista per un nuovo asset.
Per approfondire segui Francesco Simoncelli.