Il Commento del giorno
– di WisyWally
Il 5G e i potenziali benefici/applicazioni rappresentano una delle aree d’investimento e sviluppo più calde nel mercato della tecnologia contemporanea. Affinché le tecnologie emergenti, come l’Internet of Things e i veicoli autonomi, funzionino come previsto è necessario aumentarne la capacità. Con il diluvio di dati prodotti da ogni organizzazione (e individuo), espandere le capacità dell’infrastruttura digitale è un imperativo per coloro che cercano di sfruttare queste informazioni.
Sia negli Stati Uniti che all’estero si impegnano fondi e personale verso una serie di progetti 5G, ma se diamo un’occhiata migliore scopriamo una forza sottostante che sta avendo un impatto fuori misura sullo sviluppo del 5G e delle tecnologie correlate: il processo di asta del governo. Affinché le organizzazioni di telecomunicazioni possano accedere allo spettro necessario per sviluppare i servizi 5G, esiste un solo fornitore sul mercato: le aste della Federal Communication Commission.
Sono sicuramente migliori rispetto all’opacità a cui è abituata la FCC, ma il controllo su questa risorsa da parte di una singola entità politica distorce il mercato. Di conseguenza le fusioni e le acquisizioni nello spazio delle telecomunicazioni non sempre sono guidate da realtà aziendali. Questa “logica” porta anche ad un livellamento dei movimenti antitrust nei confronti delle organizzazioni, aumentando i costi senza grandi vantaggi per i consumatori o per la competitività. A causa di questi incentivi perversi, l’obiettivo di molte fusioni/acquisizioni nel campo delle telecomunicazioni non è l’acquisizione dei clienti, ma dei privilegi.
In altre parole, la mancanza di concorrenza e il rigoroso controllo sul processo di acquisizione possono sia distorcere le attuali operazioni nel settore privato sia rendere lo sviluppo di nuove applicazioni più costoso del necessario.
Siamo di fronte ad un chiaro esempio di come il controllo statale monopolistico sull’offerta di un’attività possa influenzare e distorcere le azioni intraprese dagli operatori del mercato, ma la valuta è l’esempio più lampante. Gli stati fanno affidamento sul loro controllo monopolistico sulle questioni monetarie e fiscali, eppure non è certo una garanzia di una gestione efficace. Dozzine di esempi negli ultimi decenni illustrano il danno che può essere provocato quando si abusa di suddetto potere, per non parlare dell’effetto corrosivo delle politiche inflazionistiche sia sul potere d’acquisto sia sulla propensione al risparmio.
Bitcoin ha interrotto questa continuità e altri attori nel settore privato hanno sviluppato e introdotto alternative più semplici e facili da usare. In un contesto di maggiore coinvolgimento del settore privato, era inevitabile che gli stati si incuriosissero sul modo in cui queste tecnologie potevano essere adottate. Libra, ad esempio, potrebbe aver inavvertitamente fornito agli stati e alle istituzioni finanziarie un modello in base al quale questa nuova area possa essere portata sotto l’egida delle istituzioni centralizzate.
Gli Stati Uniti e il governo cinese sono nel mezzo di una contesa commerciale e la loro attenzione è catalizzata altrove, quindi le tecnologie emergenti come il 5G e le criptovalute potrebbero ancora evolversi silenziosamente.
Ma è la tecnologia, non i semi di soia, che stanno al centro del tiro alla fune tra le due maggiori economie del mondo e la possibilità di un ibrido cripto-fiat evidenzia l’interesse di entrambi i governi per questi strumenti emergenti. Ciò include la Banca popolare cinese (PBoC), che più della Federal Reserve negli Stati Uniti è un’arma di politica e direzione governativa.
Diverse banche centrali, tra cui le banche regionali Federal Reserve e la Banca dei regolamenti internazionali, hanno rilasciato dichiarazioni simili, ma l’abbraccio di questo concetto all’interno dell’establishment bancario cinese è degno di nota.
L’ex-governatore della PBoC, Zhou Xiaochuan, ha detto che lo stato cinese dovrebbe adottare misure per rafforzare ulteriormente lo yuan in risposta al lancio di Libra. Ciò segue le dichiarazioni del presidente Xi Jinping che hanno apertamente elogiato la tecnologia blockchain come perno nel piano del Paese di diventare leader in diverse categorie tecnologiche nel prossimo futuro.
Dato il divieto del governo centrale sulle ICO e molte altre attività legate alle criptovalute, questa scelta ha dell’ironico… almeno fino a quando non si guarda sotto il tappeto. La criptovaluta annunciata dal PBoC sembra molto simile ad un cripto-yuan: supportato, controllato ed emesso dalla banca centrale, diminuendo potenzialmente la dipendenza cinese dal dollaro USA. Alla fine della fiera, però, è solo una cosa che conta: il mercato privato delle tecnologie emergenti come il 5G e le criptovalute dovrebbe poter crescere e svilupparsi, o fallire, da solo. L’alternativa è un mercato sottosviluppato con errori di allocazione che non avvantaggia né le organizzazioni acquirenti né i consumatori.
Per approfondire segui WisyWally.